21 giugno, 2012

IL LIBRO DELL'OPPIO, di Caterina Davinio

Titolo: IL LIBRO DELL'OPPIO 
Autore: CATERINA DAVINIO

Editore: Puntoacapo, Novi Ligure

Postfazione: Mauro Ferrari

Anno: 2012. Genere: poesia. 168 pagine. Prezzo: 16 euro

* Ordini presso l'editore: acquisti@puntoacapo-editrice.com 
Copie omaggio: giornalisti, pubblicisti e critici interessati a recensire il volume possono richiedere una copia omaggio scrivendo all'associazione ART ELECTRONICS: clprezi@tin.it (indicare il recapito e la testata/sito di riferimento).

Il libro dell'oppio, ovvero: gli anni maledetti di un protagonista dell'arte e della poesia elettronica internazionali.
Oppio e oppiacei, vizio letterario per eccellenza - con precedenti ed esponenti del panorama letterario, da Baudelaire a De Quincey, da Coleridge a Burroughs - trovano in quest'opera uno spazio non gravato da vittimismi né da pregiudizi, con una prospettiva delirante, ma libera da censure e tabù.
Scrive l'autrice nella nota introduttiva: "Questi sono infermi (e infernali) paradis artificiels... Di certe malattie del corpo e dell'anima forse è meglio non parlare, dissimulare, non turbare la suscettibilità di chi al mondo riesce a dipartire con tanta sicurezza il bene e il male, la salute e l'afflizione, il paradiso e l'inferno. Infatti, questo libro è rimasto inedito, ed oserei segreto, per più di un ventennio".
Possiamo definire Il libro dell'oppio opera di un giovane poeta: esso contiene, infatti, liriche create dalla Davinio dai diciassette ai trent'anni.
Mauro Ferrari nella postfazione osserva: "È una poesia che raccoglie in un unico fardello un'esperienza di vita comunque piena e dolorosamente gioiosa – avanzerei anch'io un ossimoro – che in Italia ha ben pochi uguali, e che non si rifugia nemmeno nel maledettismo più o meno di maniera, né tantomeno nel moralismo. […] Quella di Caterina Davinio è una poesia che gronda vitalismo, fisicità e corporalità, che credo ci faccia amare oltremisura la vita proprio perché affonda le unghie nell'abiezione, nell'azzardo e nella morte – nella sfida alla morte, anzi, e senza retorica, né nella costruzione dei versi né nella dimensione narrativa di questa sorta di diario allucinato e lucido. […] Storia? Sì, le date (a cavallo fra il 1975 e il 1990) ci raccontano di anni di piombo ed eroina; i singoli testi ci raccontano però una storia – meglio, ci offrono istantanee frammentate, a heap of broken images che non ambiscono a un'organicità assoluta – attraverso cui la ricerca del piacere (momentaneo ed effimero, come è sempre leopardianamente il piacere) si fonde con l'immersione nel dolore come sistole e diastole. La ricerca affannosa della droga è vagabondaggio, dilazione e attesa (« l'attesa è tutto»); la resurrezione alla vita dopo una notte di droga, o la lucidità che illumina fra due baratri è dunque la conferma terribile di quanto valga «quella vita che manca», di come essa vada corteggiata per sentirsi vivi un giorno di più, ebbri sul bordo dell'abisso".

Di Caterina Davinio, scrittice, poeta e artista, è noto il lavoro nei nuovi media, che l'ha portata dal 1990 nei circuiti dell'avanguardia internazionale, in pubblicazioni, festival, mostre e convegni di rilevanza mondiale, quali la Biennale di Venezia, La Biennale di Sydney, di Lione, di Liverpool, di Atene, di Merida, l'E-Poetry festival (Università di Bacellona e Università SUNY Buffalo, NY), Manifesta, e molti altri, con oltre trecento presenze in significativi contesti espositivi. Questa sua ultima opera ci apre un varco in un periodo oscuro che precede il 1990, negli anni Settanta e Ottanta, offrendoci una galleria di situazioni, personaggi e atmosfere tratti dal mondo della tossicodipendenza, con momenti di edonismo, di nichilismo, ma anche ludici, o drammatici, come in Overdose, Anorexia, Flash (Poema dell'eroina).
Il libro dell'oppio propone centoquattordici poesie scelte dalla raccolta, quasi completamente inedita, Fatti deprecabili, che include testi prodotti dalla prima adolescenza. Davinio ha cominciato a scrivere poesie all'età di quattordici anni, componendo tra il 1971 e il 1997 oltre quattrocento liriche e testi di performance, alcuni dei quali presenti in antologie, letture pubbliche e spettacoli, tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta. I testi poetici nel libro, mai presentati né stampati finora, sono un primo tentativo di riordinare e organizzare per la pubblicazione parte di quei manoscritti.
I temi della marginalità e della droga non sono nuovi nella produzione letteraria della Davinio, già presenti nel suo romanzo Còlor còlor, del 1998, e in varie liriche, come nella raccolta Fenomenologie seriali, del 2010.
Il libro dell'oppio, in un linguaggio fino dalle origini rivolto alla sperimentazione, con una vocazione per la frantumazione delle strutture sintattiche, del verso, e, a tratti, della parola, predisposto all'imprevedibilità di scarti e passaggi inaspettati, offre, in modo non meramente neorealista, uno spaccato di vita e delle culture giovanili degli anni Settanta e Ottanta, della generazione forse più colpita da quella che è stata definita la cultura della droga.
***
Nata a Foggia nel 1957, Caterina Davinio è cresciuta a Roma, dove dopo la laurea in Lettere all'università Sapienza si è occupata d'arte contemporanea e nuovi media, come autrice, curatrice e teorica. Presente in antologie e riviste internazionali, ha pubblicato, in poesia, Fenomenologie seriali, Campanotto, 2010, menzione speciale nel Premio Nabokov 2011, con testo inglese a fronte, postfazione di Francesco Muzzioli e nota critica di David W. Seaman; il romanzo Còlor còlor, 1998; il saggio Tecno-Poesia e realtà virtuali, 2002, con prefazione di Eugenio Miccini; la raccolta di scritti sulla poesia elettronica Virtual Mercury House Planetary & Interplanetary Events, libro con dvd, 2012. Ha ottenuto riconoscimenti come finalista nei premi Lorenzo Montano, Franco Fortini 2011, Scriveredonna 2010 (Pescara), per l'inedito. Tra i pionieri della poesia digitale e della computer arte nel 1990, ha esposto in oltre trecento mostre in molti paesi d'Europa, Asia, Americhe, Australia. Dal 1997 ha partecipato e creato manifestazioni di poesia e arte multimediale in sette edizioni della Biennale di Venezia ed eventi collaterali.

In copertina: Caterina Davinio, elaborazione digitale su un autoritratto fotografico del 1979.