26 aprile, 2009

Avanguardie a Confronto 30 aprile

a cura di Mario Franco

dal 2 aprile al 25 giugno 2009 ore 20.00
Museo Hermann Nitsch

"C'è un modo di andare al cinema come altri vanno in chiesa e io penso che,
da un certo punto di vista, davvero indipendente da ciò che vi si dà, è là
che si celebra il solo mistero assolutamente moderno".
André Breton

Il successo della rassegna Serate Futuriste Cinema & Musica, appena conclusa
presso il Museo Nitsch, dimostra che esiste ancora interesse ed attenzione
per il Cinema delle Avanguardie. La Fondazione Morra continua le proiezioni
del Giovedì mettendo a confronto il cinema sperimentale di vari paesi
europei e quello americano, nel periodo che va dalle cosiddette "Avanguardie
storiche" fino ai primi anni '60 ed alla nascita del cinema underground.
L'avanguardia rigetta e critica il cinema di intrattenimento ed il suo modo
di produzione industriale; la sua ricerca determina significati invece che
fiction film commerciali ed è orientata da un linguaggio non compromesso dal
regime. La maggior parte dei film/video-makers enfatizzano la visione più
che il testo ed il dialogo e sfuggono le rigide classificazioni; alla fine
le differenti nomenclature - avanguardia, underground, sperimentale,
indipendente - condividono lo stesso senso di estraneità, libertà ed
indipendenza.
Gli anni 1920 rappresentano un periodo di grande creatività del XX secolo ed
un indiscutibile modello di avanguardismo. Una miriade di movimenti
artistici - Dada, Surrealismo, Costruttivismo, Espressionismo, Cubismo,
Futurismo, Astrattismo co-esistono nello stesso periodo e molti artisti
fluttuano da un campo all'altro; inoltre le differenti modalità di
espressione - danza, musica, pittura, poesia, scultura, cinema -
caratterizzano la fertilizzazione incrociata nelle forme artistiche.
La prima serata compara i films francesi Anémic Cinéma di Marcel Duchamp e
La glace à trois faces di Jean Epstein e quelli americani Autumn Fire di
Hermann G. Weinberg, H2O di Ralf Steiner e Lot in Sodom di James Sibley
Watson.

ABBONAMENTO € 40.00 / INGRESSO SERATA € 5.00

GIOVEDÍ 30 APRILE 2009 ore 20.00

Museo Hermann Nitsch (vico lungo Pontecorvo 29/d - Napoli)
quinta serata

ITALIA: Giuseppe Berardi e Arturo Busnengo - L'Inferno, 1911 (Prod. Helios
Film, b/n, 17 min.)
FRANCIA: Luis Buñuel e Salvador Dalì - Un chien andalou, 1928 (b/n, 16
min.);
Luis Buñuel - L'Âge d'Or, 1930 (b/n, 62 min.)

Nel gennaio 1911 L'Inferno, prodotto della Helios Film, sbarcò sugli schermi
tre mesi prima di quello della Milano Films. Girato nelle campagne intorno a
Velletri, dichiaratamente ispirato alle illustrazioni di Gustave Doré, con
Giuseppe Berardi nella doppia funzione di protagonista (Dante Alighieri) e
di co-regista del film con Arturo Busnengo, il film racconta in 23 quadri e
18 didascalie le "principali e più cinematografabili visioni dell'Inferno
dantesco". Ci sono molte omissioni nella storia, ma in compenso c'è un tocco
sexy (Francesca a seno nudo) e molte scene di indubbio fascino visivo, come
il volo dei lussuriosi (dove la lezione dei trucchi di Georges Méliès è
perfettamente acquisita) o le figure fuori misura di Minosse e dei Giganti
sepolti fino all'ombelico. Quello che col pisce è la netta preponderanza
delle immagini sulle didascalie, a riprova che nel 1911 il cinema e il suo
pubblico non si preoccupavano di spiegare ogni cosa, ma puntavano sulla
forza visiva per conquistare lo spettatore. (Paolo Mereghetti)
Un Chien andalou è tra i films più analizzati nella storia del cinema
sperimentale ma, come ogni capolavoro, elude le semplici e riduttive
analisi. Il film, scritto in meno di una settimana, si basa sui sogni di
Dalí e Buñuel e nasce da una comune adesione: non accettare nessuna idea o
immagine che possa far scaturire una spiegazione razionale, culturale o
psicologica. Più che al simbolismo misterioso del film, l'attenzione è per
la struttura del montaggio: spazi irrazionali, distorsione temporale,
confusione dei generi, in Un Chien andalou gli elementi narrativi e le
azioni eccitano la psicologia dello spettatore ed al tempo stesso lo
distanziano respingendo l'empatia, il significato e la conclusione.
L'Âge d'Or, finanziato dal visconte Charles de Noailles, che per questo
rischiò la scomunica, fu proiettato per soli sei giorni allo Studio 28 di
Parigi. Il prefetto Chiappe (da Buñuel ridicolizzato ne Il diario di una
cameriera, 1964) ne pretese la distruzione, e fu rieditato solo nel 1950. La
copia qui mostrata è quella restaurata dal Centre Pompidou, Parigi. Buñuel e
Dalì lavorano sull'ebbrezza prodotta dall'immagine cinematografica, luogo di
confine tra lo stato di veglia e lo stato onirico. Cinema dunque come mezzo
che agisce sull'intero sistema percettivo, medium tra corporeità ed
immagine.
L'Âge d'Or celebra l'amour fou, gioco passionale di ricerca dell'amore nel
mondo borghese (un uomo e una donna ostacolati nei loro tentativi di
incontro). Buñuel manipola continuamente il tempo, lo spazio e la messa in
scena per pervertire la logica della continuità narrativa; la sua strategia
di montaggio è il faux raccord, la discordanza prodotta da oniriche immagini
trasfigurate della realtà.
INGRESSO SERATA € 5.00.
Vico Lungo Pontecorvo 29D - 80135 Napoli - Tel.++ 39 081 5641655 / Fax.++39
081 5641494
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