dal 2 aprile al 25 giugno 2009 ore 20.00
Museo Hermann Nitsch
"C'è un modo di andare al cinema come altri vanno in chiesa e io penso che, 
da un certo punto di vista, davvero indipendente da ciò che vi si dà, è là 
che si celebra il solo mistero assolutamente moderno".
André Breton
Il successo della rassegna Serate Futuriste Cinema & Musica, appena conclusa 
presso il Museo Nitsch, dimostra che esiste ancora interesse ed attenzione 
per il Cinema delle Avanguardie. La Fondazione Morra continua le proiezioni 
del Giovedì mettendo a confronto il cinema sperimentale di vari paesi 
europei e quello americano, nel periodo che va dalle cosiddette "Avanguardie 
storiche" fino ai primi anni '60 ed alla nascita del cinema underground.
L'avanguardia rigetta e critica il cinema di intrattenimento ed il suo modo 
di produzione industriale; la sua ricerca determina significati invece che 
fiction film commerciali ed è orientata da un linguaggio non compromesso dal 
regime. La maggior parte dei film/video-makers enfatizzano la visione più 
che il testo ed il dialogo e sfuggono le rigide classificazioni; alla fine 
le differenti nomenclature - avanguardia, underground, sperimentale, 
indipendente - condividono lo stesso senso di estraneità, libertà ed 
indipendenza.
Gli anni 1920 rappresentano un periodo di grande creatività del XX secolo ed 
un indiscutibile modello di avanguardismo. Una miriade di movimenti 
artistici - Dada, Surrealismo, Costruttivismo, Espressionismo, Cubismo, 
Futurismo, Astrattismo co-esistono nello stesso periodo e molti artisti 
fluttuano da un campo all'altro; inoltre le differenti modalità di 
espressione - danza, musica, pittura, poesia, scultura, cinema - 
caratterizzano la fertilizzazione incrociata nelle forme artistiche.
La prima serata compara i films francesi Anémic Cinéma di Marcel Duchamp e 
La glace à trois faces di Jean Epstein e quelli americani Autumn Fire di 
Hermann G. Weinberg, H2O di Ralf Steiner e Lot in Sodom di James Sibley 
Watson.
ABBONAMENTO € 40.00 / INGRESSO SERATA € 5.00
GIOVEDÍ 30 APRILE 2009 ore 20.00
Museo Hermann Nitsch (vico lungo Pontecorvo 29/d - Napoli)
quinta serata
ITALIA: Giuseppe Berardi e Arturo Busnengo - L'Inferno, 1911 (Prod. Helios 
Film, b/n, 17 min.)
FRANCIA: Luis Buñuel e Salvador Dalì - Un chien andalou, 1928 (b/n, 16 
min.);
 Luis Buñuel - L'Âge d'Or, 1930 (b/n, 62 min.)
Nel gennaio 1911 L'Inferno, prodotto della Helios Film, sbarcò sugli schermi 
tre mesi prima di quello della Milano Films. Girato nelle campagne intorno a 
Velletri, dichiaratamente ispirato alle illustrazioni di Gustave Doré, con 
Giuseppe Berardi nella doppia funzione di protagonista (Dante Alighieri) e 
di co-regista del film con Arturo Busnengo, il film racconta in 23 quadri e 
18 didascalie le "principali e più cinematografabili visioni dell'Inferno 
dantesco". Ci sono molte omissioni nella storia, ma in compenso c'è un tocco 
sexy (Francesca a seno nudo) e molte scene di indubbio fascino visivo, come 
il volo dei lussuriosi (dove la lezione dei trucchi di Georges Méliès è 
perfettamente acquisita) o le figure fuori misura di Minosse e dei Giganti 
sepolti fino all'ombelico. Quello che col pisce è la netta preponderanza 
delle immagini sulle didascalie, a riprova che nel 1911 il cinema e il suo 
pubblico non si preoccupavano di spiegare ogni cosa, ma puntavano sulla 
forza visiva per conquistare lo spettatore. (Paolo Mereghetti)
Un Chien andalou è tra i films più analizzati nella storia del cinema 
sperimentale ma, come ogni capolavoro, elude le semplici e riduttive 
analisi. Il film, scritto in meno di una settimana, si basa sui sogni di 
Dalí e Buñuel e nasce da una comune adesione: non accettare nessuna idea o 
immagine che possa far scaturire una spiegazione razionale, culturale o 
psicologica. Più che al simbolismo misterioso del film, l'attenzione è per 
la struttura del montaggio: spazi irrazionali, distorsione temporale, 
confusione dei generi, in Un Chien andalou gli elementi narrativi e le 
azioni eccitano la psicologia dello spettatore ed al tempo stesso lo 
distanziano respingendo l'empatia, il significato e la conclusione.
L'Âge d'Or, finanziato dal visconte Charles de Noailles, che per questo 
rischiò la scomunica, fu proiettato per soli sei giorni allo Studio 28 di 
Parigi. Il prefetto Chiappe (da Buñuel ridicolizzato ne Il diario di una 
cameriera, 1964) ne pretese la distruzione, e fu rieditato solo nel 1950. La 
copia qui mostrata è quella restaurata dal Centre Pompidou, Parigi. Buñuel e 
Dalì lavorano sull'ebbrezza prodotta dall'immagine cinematografica, luogo di 
confine tra lo stato di veglia e lo stato onirico. Cinema dunque come mezzo 
che agisce sull'intero sistema percettivo, medium tra corporeità ed 
immagine.
L'Âge d'Or celebra l'amour fou, gioco passionale di ricerca dell'amore nel 
mondo borghese (un uomo e una donna ostacolati nei loro tentativi di 
incontro). Buñuel manipola continuamente il tempo, lo spazio e la messa in 
scena per pervertire la logica della continuità narrativa; la sua strategia 
di montaggio è il faux raccord, la discordanza prodotta da oniriche immagini 
trasfigurate della realtà.
INGRESSO SERATA € 5.00.
Vico Lungo Pontecorvo 29D - 80135 Napoli - Tel.++ 39 081 5641655 / Fax.++39 
081 5641494
info@fondazionemorra.org / info@museonitsch.org