Felice di dedicare uno spazio su Karenina.it all'ultimo libro di Narda Fattori, un piccolo libro importante, che segna la piena maturità di questa poetessa interessante dello scenario contemporaneo.
Il volume sviluppa con ritmo pacato e andante un'esperienza di vita vissuta in posizione di osservatore appartato e meticoloso delle piccole cose. Ad ogni passo è presente il respiro della natura, dei suoi momenti contemplativi, che si possono cogliere nel procedere di un quieto mondo provinciale, dove non accadono grandi eventi, ma ogni minimo gesto, particolare, può amplificarsi e caricarsi di valore, di significati, di riflessioni sul vivere e sul morire. Un lieve e muto senso dell'attesa della morte spira infatti qui e là nei versi, e il sentire vicina la presenza della fine induce la voce del poeta a un rendiconto dell'esperienza della vita, a un percorso nella memoria, alla consapevolezza di un Dio che tuttavia appare lontano e "non risponde".
Nonostante ciò il poeta sembra in armonia pensosa con ciò che lo circonda, nel fluire delle leggi del vivere e del morire, della natura, non c'è frattura, angoscia, ma affettuosa parola e memoria rivolta ai "cari", il senso di un perenne cambiamento ineluttabile che non interrompe il flusso della vita stessa.
Il verso pacato, ma ritmato e fluido, ci conduce per mano con delicatezza in questa esplorazione di piccole cose quotidiane, di memorie, di colori ed elementi della natura che si affacciano alla nostra immaginazione con capacità evocativa e suggestiva.
*
Incontro un ricordo sulla faccia
imbronciata di una luna rossa e tonda
che segue il mio cammino
di vaghezze e disarticolate ossa
sì che ogni passo è testarda volontà
di procedere non ho trovato la panchina
adatta alla forma che mi tesse il pensiero
erratico errabondo mai estatico.
Nel cono di luce punto fermo
del lampione che seziona la notte
non cerco esclamativi né interrogativi
mi metto in fuga disperando la visione
dell'ultimo scontro frontale.
Fu così che conobbi la punteggiatura
i puntini di sospensione la virgola
per ripartire dopo che la brina ha gelato
le spine in arabeschi che raggelano
ho trovato una treccia salvata
da una sforbiciata di tanti anni fa.
riparto da un punto e virgola
e da uno sberleffo che mi fa bambina.
*
Uno sciame di api ronza sul fiore
che uscirà sconfitto senza seme
una sciame di pensieri mi ronzano
dentro la desta – aspri e oscuri pensieri
senza la luce attorno
e contorto il ramo del mio tronco
si piega resiste al furto frusta nell'aria
una foglia ottobrina non si basta
frulla come una farfalla nell'azzurro
ma la danza la stordisce e quasi ebbra
sente la vita che esce dagli stomi.
Lo sciame il fiore la foglia la farfalla
quanto basta a regalarmi quel che resta
del giorno.
*
La scia d'argento di una lumaca
percorre il selciato fino alla siepe
nel buio della notte a lento piede
è andata dove la vita chiamava
con occhi ottusi e vista breve
aperto l'uscio cerco la meta
non ci sarà ma non lascerò scie
perché altri percorrano la stessa via
non so nulla e alzo una cortina
per nascondermi o per pudore
sarete voi che ve andate viandanti
piste per i miei passi stanchi
se il vento così a caso cancella
i segni di polvere resto confusa
fra cianfrusaglie dove lo specchio
non mostra ma abbaglia.
*
Non mi è servito tempo
per imparare il candore della neve
la sua innocenza lieve in trine
di perfetta meraviglia
non mi è servito tempo
per riconoscere le aritmie del cuore
e tenerle care con la mano sopra
a protezione che l'amore
se cade si fa male e mi ha fatto male
perché la fretta l'impazienza
l'incanto dell'inganno del volo
di una farfalla o di una foglia
ho lasciato la cura per la bellezza
e la bellezza scambiata per svagatezza
la cura necessaria perché duri
quel palpito veloce da puledro
che salta sgroppa e vive quasi senza
toccare terra gli zoccoli nell'aria
mi è servito tempo e tanto tempo
per ritrovarmi quieta ancora incantata
per l'innocenza lieve dei fiocchi di neve
che fitti fitti mi portano al silenzio
dove incontro tutti voi che mi siete cari.
I pifferai incantano solo i topi
non abituati al sole.
Poesie tratte da: Narda Fattori, Cambiare di stato morire di natura, CFR Edizioni, 2014.