09 marzo, 2014

Cambiare di stato morire di natura, l'ultimo libro di poesie di Narda Fattori

 Narda Fattori, Cambiare di stato morire di natura, CFR Edizioni, 2014. Prefazione di Bruno Bartoletti e Nota di lettura di Gianmario Lucini.

Felice di dedicare uno spazio su Karenina.it all'ultimo libro di Narda Fattori, un piccolo libro importante, che segna la piena maturità di questa poetessa interessante dello scenario contemporaneo.

Il volume sviluppa con ritmo pacato e andante un'esperienza di vita vissuta in posizione di osservatore appartato e meticoloso delle piccole cose. Ad ogni passo è presente il respiro della natura, dei suoi momenti contemplativi, che si possono cogliere nel procedere di un quieto mondo provinciale, dove non accadono grandi eventi, ma ogni minimo gesto, particolare, può amplificarsi e caricarsi di valore, di significati, di riflessioni sul vivere e sul morire. Un lieve e muto senso dell'attesa della morte spira infatti qui e là nei versi, e il sentire vicina la presenza della fine induce la voce del poeta a un rendiconto dell'esperienza della vita, a un percorso nella memoria, alla consapevolezza di un Dio che tuttavia appare lontano e "non risponde".

Nonostante ciò il poeta sembra in armonia pensosa con ciò che lo circonda, nel fluire delle leggi del vivere e del morire, della natura, non c'è frattura, angoscia, ma affettuosa parola e memoria rivolta ai "cari", il senso di un perenne cambiamento ineluttabile che non interrompe il flusso della vita stessa.

Il verso pacato, ma ritmato e fluido, ci conduce per mano con delicatezza in questa esplorazione di piccole cose quotidiane, di memorie, di colori ed elementi della natura che si affacciano alla nostra immaginazione con capacità evocativa e suggestiva.


*

Incontro un ricordo sulla faccia

imbronciata di una luna rossa e tonda

che segue il mio cammino

di vaghezze e disarticolate ossa

sì che ogni passo è testarda volontà

di procedere non ho trovato la panchina

adatta alla forma che mi tesse il pensiero

erratico errabondo mai estatico.


Nel cono di luce punto fermo

del lampione che seziona la notte

non cerco esclamativi né interrogativi

mi metto in fuga disperando la visione

dell'ultimo scontro frontale.


Fu così che conobbi la punteggiatura

i puntini di sospensione la virgola

per ripartire dopo che la brina ha gelato

le spine in arabeschi che raggelano


ho trovato una treccia salvata

da una sforbiciata di tanti anni fa.


riparto da un punto e virgola

e da uno sberleffo che mi fa bambina.



*

Uno sciame di api ronza sul fiore

che uscirà sconfitto senza seme


una sciame di pensieri mi ronzano

dentro la desta – aspri e oscuri pensieri

senza la luce attorno


e contorto il ramo del mio tronco

si piega resiste al furto frusta nell'aria


una foglia ottobrina non si basta

frulla come una farfalla nell'azzurro

ma la danza la stordisce e quasi ebbra

sente la vita che esce dagli stomi.


Lo sciame il fiore la foglia la farfalla

quanto basta a regalarmi quel che resta

del giorno.


*

La scia d'argento di una lumaca

percorre il selciato fino alla siepe

nel buio della notte a lento piede

è andata dove la vita chiamava


con occhi ottusi e vista breve

aperto l'uscio cerco la meta

non ci sarà ma non lascerò scie

perché altri percorrano la stessa via


non so nulla e alzo una cortina

per nascondermi o per pudore

sarete voi che ve andate viandanti

piste per i miei passi stanchi


se il vento così a caso cancella

i segni di polvere resto confusa

fra cianfrusaglie dove lo specchio

non mostra ma abbaglia.


*

Non mi è servito tempo

per imparare il candore della neve

la sua innocenza lieve in trine

di perfetta meraviglia


non mi è servito tempo

per riconoscere le aritmie del cuore

e tenerle care con la mano sopra

a protezione che l'amore

se cade si fa male e mi ha fatto male

perché la fretta l'impazienza

l'incanto dell'inganno del volo

di una farfalla o di una foglia


ho lasciato la cura per la bellezza

e la bellezza scambiata per svagatezza

la cura necessaria perché duri

quel palpito veloce da puledro

che salta sgroppa e vive quasi senza

toccare terra gli zoccoli nell'aria


mi è servito tempo e tanto tempo

per ritrovarmi quieta ancora incantata

per l'innocenza lieve dei fiocchi di neve

che fitti fitti mi portano al silenzio

dove incontro tutti voi che mi siete cari.

I pifferai incantano solo i topi

non abituati al sole.


Poesie tratte da: Narda Fattori, Cambiare di stato morire di natura, CFR Edizioni, 2014.